9.02.2004

Perchè andare a votare? Le "domeniche al mare" e lo stato sociale

"Perchè vai a votare?" Ho fatto questa domanda centinaia di volte negli ultimi 8 anni (ho scritto il mio paper sul paradosso del voto quando ero uno studente di Politica Economica).
Mi sono sentito rispondere nei modi più diversi. Con molte persone ho passato ore ed ore a discutere. Il bilancio di quelli che si sono convinti delle mie tesi è agghiacciante: zero, il vuoto assoluto. Quindi non preoccupatevi se non vi troverete d'accordo. Io so di avere ragione ma capisco che quello che sto per dirvi infastidirà troppo il vostro senso comune per accettarlo. Non amiamo troppo perdere il terreno sotto i piedi. E' comprensibile.
Bando alle ciancie, vediamo un po' di entrare nel vivo della discussione: tutto comincia con la critica alla teoria della scelta razionale, che poi è uno dei leit motiv della mia vita. L'ipotesi di razionalità è alla base di gran parte delle predizioni della scienza economica e si fonda sul postulato che gli individui si comportino secondo una logica strettamente coerente (leggere un testo di microeconomia è il mio suggerimento per chi avesse voglia di capire in profondità cosa significhi questa cosa. Non voglio tediare tutti gli altri....).
Banalizzo: un individuo è razionale se compie azioni con l'obiettivo di massimizzare la sua utilità (non lo so perchè non la chiamiamo felicità, probabilmente dando alle cose un nome corrispondente al loro vero significato ci si renderebbe conto di quanto è ridicola questa idea): quanto lavorare, quanto consumare, quali beni sceglie, quando andare in pensione, quale salario richiedere, quanto studiare.... armati di questo semplice gingillo della massimizzazione gli economisti sono stati capaci di derivarne il comportamento dell'ideale homo hoeconomicus, equivalente per le scienze sociali del gas perfetto onnipresente sui manuali di fisica.
Ora gli studiosi di scienza della politica si sono accorti a partire dagli anni cinquanta che la scelta degli individui di recarsi alle urne non era spiegabile utilizzando questo schema di pensiero.
Cerco di essere più esplicito: un individuo razionale va a votare solo se il beneficio di recarsi alle urne è superiore ai costi. Semplice no? Non ditemi di no, perchè altrimenti mi scoraggio ;-)
Qual'è il beneficio di andare a votare? Consentitemi una semplificazione -per complicare i discorsi c'è sempre tempo- se si presentano due candidati con un programma differenziato, il beneficio è pari alla differenza fra l'utilità che ricaveremmo dall'applicazione di un programma meno quella derivante dall'altro PER (e questo è un punto cruciale) la probabilità che il nostro voto sia influente nel determinare le elezioni. Se il nostro voto è ininfluente (perchè un candidato è avanti di molti e molti voti) il nostro gesto è inutile. Non vi scaldate. So cosa state pensando "ma se tutti ragionassero cosi nessuno andrebbe a votare". Me lo sono sentito dire centinaia di volte. Facciamo questo esperimento mentale: siete a casa vostra la domenica delle elezioni (Gaber ha scritto una bella canzone sul tema....) è dovete decidere se andare al mare o meno. Voi chiamate i vostri amici per decidere cosa fare? Vi sincerate dell'intenzione di recarsi alle urne di tutti gli altri elettori? Azzarderei che prendete la vostra decisione in assenza di informazioni sul comportamento degli altri. Grande sopresa: anche gli altri fanno la stessa cosa.
Quindi la nostra scelta di andare a votare o meno non influenza quella degli altri. Chiaro ?!?
Ora purtroppo la statistica è una scienza arcana ma se vi fidate posso dirvi che in una elezione alla quale partecipino più di mille votanti, la probabilità per un singolo è veramente risibile. Pensate quando si vota in collegi elettorali da centinaia di migliaia di elettori. State pensando alle elezioni americani Bush W. vs Gore? Se non ci stavate pensando facevate bene per due motivi: qui io tratto di elezioni non di brogli, anche in quel caso comunque Bush ha vinto con più di 100 voti di scarto nell'oscura contea della Florida che ha deciso i destini del mondo. Quindi se anche il signor Rossi (o Smith) fosse andato alle urne a votare Gore non sarebbe cambiato molto.
Ricapitolando: abbiamo detto che un individuo razionale vota se i benefici sono superiori ai costi. Ora se i benefici sono infinitesimi (perchè la probabilità di decidere qualcosa con il proprio voto è risibile), mentre i costi sono finiti (rinunciare alla domenica al mare, recarsi al seggio, parcheggiare, informarsi, sentire quelle barbose tribune elettorali) un individuo razionale non dovrebbe andare alle urne. Dovrebbe comportarsi da free-rider, parola complicata per indicare chi aspetta che gli amici organizzino il sabato sera, comprino il regalo collettivo e amenità simili per poi sfruttare il loro sforzo. Risultato in un mondo di homini hoeconomici le urne vano deserte e sostanzialmente devi pagare gli elettori (o costringerli) per esprimere le loro preferenze.
Bello questo paradosso vero?

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

D' accordissmo!

Alessandro

14 dicembre 2006 alle ore 01:20:00 CET  
Blogger Whan said...

Per me non ha molto senso: hai applicato il discorso che uno potrebbe fare per il superenalotto! Ovvero devo valutare il costo della schedina rapportato con la probabilità di vincere! Ma il costo di andare votare è nullo! Quindi ho solo benefici nel votare!

Inoltre la probabilità di essere influente è MOLTO più grande della probabilità di vincere la lotteria: sono proprio gli indecisi che decideranno il voto su una finestra di 200.000 voti

11 aprile 2008 alle ore 00:04:00 CEST  

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