Come le opzioni reali possono peggiorare l'effetto serra (nonchè la vita degli esperti di Kyoto)
Sul Protocollo di Kyoto sono stati spesi fiumi di parole. Peccato che a dispetto di tanti sforzi, non sappiamo ancora neppure se entrerà mai in vigore o meno. Per i non addetti ai lavori, l'obiettivo è quello di ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) nei paesi sviluppati per contrastare l'efffetto serra. Si potrebbe poi aprire una parentesi sull'esistenza o meno del sopracitato effetto serra ma la polemica ci porterebbe, temo, assai lontano e con poco profitto.
Per ora prendetelo per buono, vi basti pensare che 7 dei 10 anni più caldi degli ultimi cento anni sul pianeta (ossia da quando abbiamo uno straccio di rilevazione) sono avvenuti fra il 1990 ad oggi.
Perchè Kyoto è cosi importante per il settore elettrico vi chiedete? Perchè i tre meccanismi previsti dal Protocollo (ET, JI e CDM) si concentrano principalmente su questo settore? Perchè la generazione di elettricità è responsabile da sola del 30% delle emissioni complessive. Poche migliaia di centrali in Europa producono più anidride carbonica di tutti i milioni di automobili, motociclette, pullman, camion e camioncini messi assieme.
Per farvela breve oggi produciamo molta elettricità con centrali a carbone (molto inquinanti). Si tratterebbe di chiudere gli impianti a carbone e costruire nuove centrali a gas (i cosiddetti "cicli combinati", CCGT, per i nerd elettricisti come chi scrive).
La cosa avrebbe ovviamente un grosso impatto diretto sul prezzo dell'elettricità (che costituisce il 4%-5% del prodotto interno lordo di un'economia sviluppata), sul prezzo del gas per non parlare poi degli effetti indiretti: gas ed elettricità sono necessari per praticamente tutti gli altri processi economici. Una crescita del loro prezzo implica a catena una crescita di tutti gli altri prezzi. In sostanza per avere un mondo più pulito dovremmo vivere in un mondo più caro. Anzi non linearmente più caro.
Ed è qui che il vostro complessologo appassionato di opzioni reali si scatena....
Il punctum dolens di tutte le simulazioni realizzate finora è: quanto devono costare i diritti di emissione di anidride carbonica (quanto devono essere tassati gli impianti inquinanti come ad esempio quelli a carbone) per far si che operatori privati decidano di passare a tecnologie più pulite rendendo più puliti i nostri cieli?
L'assunzione standard è che quando il valore attuale netto (NPV per chi mastica di economia o finanza) di una centrale a carbone diventa uguale a quello di una centrale a gas l'operatore privato passerà da una tecnologia all'altra facendo il suo investimento che dovrebbe rallentare l'effetto serra.
La teoria delle opzioni reali ci insegna però che in condizioni di incertezza gli individui pretendono un premio sulla condizione di indifferenza calcolata in base al NPV. Sostanzialmente se ho una centrale a carbone non la chiudo finchè non sono veramente sicuro che non sia più economica, il che vuol dire che aspetto che il costo dei diritti di emissione vada oltre il livello che mi renderebbe indifferente rispetto ad un impianto a gas.
Questo effetto inerzia potrebbe essere molto, molto importante. Due alternative: o non raggiungiamo gli obiettivi di riduzione delle emissioni (e le centrali a carbone rimangono operative dove sono), oppure il costo delle emissioni va molto più in alto del previsto e con esso il costo dell'energia elettrica e l'indice generale dei prezzi.
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